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Perché chiedere aiuto alle consulenti babywearing?

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Correva l’anno 2013 e mi apprestavo a uscire dalla prima formazione come consulente per il babywearing, salutando le amiche di fascia incontrate nel lungo percorso. Iniziando poi a viaggiare e incontrando tanti genitori, e le loro esperienze come portatori, ho colto tanta perplessità su questa figura professionale. Allora ho capito che avrei potuto indirizzarli al meglio, innanzitutto spiegando loro perché chiedere aiuto alle consulenti babywearing.

Del resto, se non è ancora chiaro a tutti il valore aggiunto della nostra professione, sta a noi, quotidianamente, lavorare per far capire alle persone quanto sia importante la nostra attività.

Cosa “vendono” le consulenti babywearing?

Dalla mia esperienza, e dalle esperienze di altri genitori, sono sempre più convinta che rivolgersi ad una professionista del babywearing, è una scelta da ponderare, a seconda delle necessità reali di portati e portatori.

Serve sempre? Dipende.

Dipende da come il genitore intende approcciare a questo mondo, da quanta voglia ha di approfondire, e di portarlo avanti i primi anni di vita dei suoi piccini. Cosa intendo dire? Che la motivazione per cui veniamo contattate da genitori, nonni ecc. conta tanto quanto l’impegno di imparare poi le legature.

Se la persona che hai di fronte è predisposta all’ascolto otterrai dei risultati bellissimi, altrimenti comincerà via via a mollare, giorno dopo giorno, fino a convincersi di “non essere portata per il babywearing” o “mio figlio non vuole stare in fascia perché piange…“, ecc.

Tu cosa puoi fare allora?

  • iniziare tu per prima ad ascoltare attivamente i loro bisogni;
  • trasmettere il valore del babywearing (che va oltre avere le mani libere)
  • accogliere con la tua competenza, dubbi e paure.

Cosa vendono le consulenti babywearing se non supporto? Non solo supporto pratico eh (che ovviamente è fondamentale ed è la base di partenza sine qua non), ma anche emotivo. Fatto di empatia, fiducia, professionalità.

Una professionalità che arriva non solo dallo studio e dalla formazione (se vuoi fare uno step di crescita, scopri i percorsi di formazione che ho pensato per le professioniste), ma anche e soprattutto dall’approccio con cui pratichi la tua attività.

Il valore, la visione, anche il business… tutte facce della stessa medaglia.

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Dal passato al presente: consulenti di oggi portatrici di ieri

Fin dai tempi più antichi, l’uso di lunghe fasce da utilizzare per portare un bambino, era considerato come una necessità al vivere frenetico e del quotidiano. Madri, balie, tate e levatrici, tutte indossavano lunghe stoffe di tela grezza, per poter portare i bambini più piccoli, così da poter badare alla casa e alle faccende del focolaio.

Sebbene questa pratica dell’indossare il bambino sia giunta in Europa tempo addietro, il suo utilizzo era relegato a una bassa cerchia sociale, e non avvezzo a un uso da parte dell’alta società.

Oggi sappiamo benissimo che il babywearing è totalmente diverso da ciò che possiamo leggere nei libri di storia e di antropologia culturale. Se ci pensi, ora si utilizza associarlo all’aggettivo moderno e all’importanza dei benefici che un contatto pelle a pelle possa offrire sia al neonato, ma anche al genitore portatore.

L’evoluzione

In fin dei conti la società, nel bene e nel male, si è evoluta e insieme a nuovi materiali, nuove strade percorse oltre che qualche star che ne ha fatto la propria immagine, non è raro trovare mamme che indossino il loro bambino.
La creazione poi di scuole di formazione attorno agli anni 2000 in Svizzera e in Germania, ha segnato un ulteriore passo avanti, ma non sempre tutto questo può bastare. Viviamo in una società in cui basta un click per viaggiare da una parte all’altra del globo, ed altrettanto per guardare un video dove viene spiegata una tecnica, una legatura o un supporto.

Attenzione non sto dicendo che la tecnologia sia un male, io per prima ho avuto modo in questi ultimi anni di utilizzarla per giungere nelle case di tutti quei genitori che fisicamente non potevano venire in studio. E per fortuna!

Cosa mi è mancato all’inizio del mio percorso?

In realtà, il mio stesso percorso da genitore con il babywearing è stato pieno di prove da autodidatta,
con nottate passate a visionare blog, video e a capire quale supporto, legatura fosse giusta per me e il mio bambino. Sbagliando? Assolutamente si!

Con il tempo, e dopo aver provato sulla mia pelle quali fossero le tecniche corrette nei corsi di formazione, ho avuto modo di capire che, tra la teoria e la pratica, l’abisso è spesso enorme.

Come genitore passavo troppo tempo a inseguire la perfezione, il supporto o la posizione giusta,
senza accorgermi che il mio obiettivo si stava letteralmente spostando. Avevo bisogno di trovare qualcuno che mi aiutasse a ritrovare me stessa, quello che mi circondava e farmi capire come potessi mettere le due cose insieme nella realtà.
E per farlo avevo bisogno di una consulente per il babywearing.

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Consulenti e ascolto

Come dico sempre, la parola d’ordine è ascoltare. Attraverso il linguaggio verbale e non verbale, osservando i movimenti del corpo e delle mani, si instaurano importanti relazioni che possono dare seguito a tutte le risposte spesso rimaste in sospeso. Ogni famiglia che partecipa a una consulenza ha
esigenze e bisogni diversi
, che richiedono un ascolto attivo che nulla c’entra con la semplice ricezione di una informazione fatta di dati e nomi.

Infatti possono essere diversi da persona a persona, da famiglia a famiglia:

  • stati d’animo;
  • emozioni;
  • aspettative;
  • meccanismi di difesa;
  • il ritmo della conversazione stessa.

Cosa fanno le consulenti babywearing?

Il supporto giusto per portare

Le consulenti babywearing ti possono aiutare nella ricerca del supporto giusto, che propriamente non vuol dire mettere sul tavolo mille e mille fasce, marsupi e tirare a caso. Tutt’altro.

Regalato da una amica già portatrice, trovato in un mercatino dell’usato o lasciato in custodia dalla sorella: rivolgersi a una consulente significherebbe anche vedere se quel supporto ti rappresenta davvero, e quindi poterlo riadattare, facendolo funzionare ugualmente.

La legatura giusta

Imparare a trovare la giusta legatura. Per quanto sia una appassionata di libri sulla magia non penso esistano formule magiche, così come non esistono supporti facili da indossare. Siamo invasi da pubblicità che ci mostrano la facilità di utilizzo di una fascia, o di un marsupio, senza spiegare come indossarlo e come regolarlo.
Ritrovandoci spesso ad accantonarlo perché la realtà è ben diversa dalle aspettative. In questo caso, l’aiuto, i consigli e la guida, di una consulente esperta, potrà servire per imparare al meglio come legare e come non cadere negli errori che potrebbero minare la sicurezza del portare.

Le risposte giuste

Rispondere alle domande naturali che ogni genitore si pone, e che possono portare spesso a decidere di non usare un supporto perché non lo si ritiene sicuro. Il babywearing permette di fare tantissime cose – stare sul divano a leggere un libro, fare lunghe passeggiate o uscire con gli amici a fare shopping – ed è tutto bellissimo, ma se non si è sicuri della legatura, del supporto e di come muoversi tutto diventa inutile. A volte, pure dannoso per il portatore e per il bambino stesso che viene portato.

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Le collaborazioni giuste

Una consulente per il babywearing è una professionista specializzata in supporti per il portare in fascia o marsupio, ed ha una grande caratteristica: la collaborazione con altre specialisti di settori diversi, soprattutto in ambito sanitario. Una vera e propria rete, che può essere personalizzata a seconda della famiglia e delle situazioni. Unico filo conduttore: il benessere di tutti.

Le consulenti esperte sanno che non dovranno mai sconfinare e non daranno mai una risposta a una
domanda di tipo sanitario, perché non è quello il loro campo di azione, ma sapranno consigliare la figura più adatta.

Non esiste una regola unica

Negli anni da genitore che porta in fascia, avrei voluto spesso sentirmi dire che non esiste un metodo unico, come non può coesistere una regola unica. Ci siamo noi con la nostra unicità, come ci sono i nostri figli. Poi sono diventata consulente, e tutto questo ne ho fatto il mio mantra e la mia forza.

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