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Portare in fascia: 5+1 cose da sapere per passare da mamma a consulente

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Indice dei contenuti

[quando arredare il tunnel non basta più]

Sei una mamma appassionatissima di babywearing e ti stai accorgendo che portare in fascia sta diventando qualcosa di più di una passione. Conosci tutti i blend e le terminologie di tutti i gruppi Facebook, italiani e esteri.

Hai un patrimonio in fasce, che compri e vendi a ritmi sconosciuti anche ai più arditi broker della borsa di New York. Sai tutte le legature, comprese quelle super chiccose e eleganti, e il tuo feed su Instagram ha più Fancy finishes di Wrapyouinlove.

Portare in fascia: da mamma a consulente è così semplice?

Ma…ma… c’è una vocina dentro di te che ti dice che quello che provi non è una semplice passione, ti senti ‘chiamata’ ad occuparti di babywearing in un modo più strutturato, più scientifico quasi, e ti guardi intorno per scoprire come fare a trasformare questa passione in un lavoro.

Perché è un lavoro, vero?! Sì, lo è, ma come lo fai dipende da molti fattori.

Ecco quindi 5+1 cosa che devi sapere se vuoi trasformare la tua passione per il babywearing in un lavoro.

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Da mamma a professionista: come?

Formazione

Fare una formazione specifica per il babywearing è il primo passo. Attualmente in Italia operano 7 scuole di formazione, ognuna con i propri formatori e il proprio percorso. Puoi trovare anche molte formazioni all’estero, se parli una lingua straniera: ce ne sono di molto strutturate e interessanti appena oltre le Alpi. 

Indipendentemente da quella scelta, è giusto che tu sappia che la nostra non è una categoria riconosciuta, praticamente in nessuna parte del mondo. Ogni scuola quindi può al massimo rilasciare un attestato di partecipazione e non una ‘certificazione’ nel senso proprio del termine.

In ogni caso, anche se in linea teorica si può già lavorare con un’ unica formazione (e spesso anche solo con un modulo solo o un attestato ‘base’), questo approccio è largamente insufficiente per costruire una buona professionalità. Ti occorreranno quindi altri corsi e/o workshop di secondo livello, che potrai scegliere in base ai tuoi gusti personali. Attenzione però a non farsi prendere dalla ‘bulimia da formazione’, che rischia di farti cambiare idea.

Materiali

Per poter partecipare ad una formazione è indispensabile possedere alcuni materiali: nello specifico ti servirà almeno una bambola didattica (meglio due, così una la puoi dare ai genitori in consulenza) e un minimo di supporti da poter far provare e poter lasciare a casa per i primi giorni. Questo stock minimo è costituito, oltre a 2 bambole, da:

  • n. 2 fasce tessute lunghe (tg. 6-7-8)
  • n. 2 fasce tessute corte (tg.3-4-5)
  • n. 2 ring sling
  • n. 2 meh dai/half bucle (o anche uno e uno)
  • n. 2 full buckle (anche diversi nella taglia, tipo un baby e un toddler)

Non sono importanti le marche che scegli, ma il mio consiglio è di scegliere materiali nuovi e di buona qualità, in cotone e facilmente reperibili sul mercato (nel senso: non limited edition o fasce introvabili e particolarissime o marsupi custom made).

Se intendi specializzarti nelle consulenze online (non semplicissimo all’inizio) ti può bastare anche la metà dei materiali indicati, visto che non avrai contatti di persona con le tue clienti.

Rete di professionisti

La professionista del babywearing lavora a stretto contatto con altre realtà professionali, non solo del materno infantile. Crearsi la propria rete di colleghe vicine geograficamente, e di altre professioniste collaterali (penso a ostetriche, osteopati, doule, pediatri, …), aiuta ad approcciarsi ai neogenitori in modo completo e multidisciplinare. Inoltre, soprattutto quando qualcosa va storto, o non troviamo nelle nostre conoscenze delle risposte adeguate al caso specifico che incontriamo, possiamo contare sul confronto e scambio reciproco di competenze. 

Di grande importanza anche il gruppo Facebook ‘Le Professioniste del Babywearing’: un luogo protetto dove potersi confrontare con una vasta platea di colleghe di formazioni diverse, in grado di supportare e aiutare in modo professionale e mirato anche per i casi più difficili.

Retribuzione

Un lavoro non è tale se non viene retribuito, e su questo è importante che tu faccia una riflessione a monte. Ovviamente può restare un hobby che fai a tempo perso e solo per le amiche/conoscenti, ma allora chiediti se ci sia davvero bisogno di fare una formazione completa. Esistono anche le peer counsellor nel babywearing e ricevono una formazione generale e adeguata appunto al supporto gratuito di auto-aiuto tra mamme. Ma una professionista del babywearing ha un tariffario e dei servizi di consulenza, che possono o meno includere il noleggio dei supporti che vengono lasciati alle famiglie o in alcuni casi anche la vendita dei supporti stessi. Soprattutto: formarsi e avere i materiali a disposizione costa, e non poco, e per la gloria non ne vale proprio la pena.

Motivazione: si ci vuole sempre!

Perché vuoi diventare una professionista del babywearing? È una domanda niente affatto scontata. Difficilmente lo farai per i soldi, perché non è un mondo di grassi conti in banca, ma se l’unica motivazione per cui lo fai è quella di aiutare le mamme perché tu non hai trovato aiuto quando ci sei passata tu, ti invito a riflettere profondamente prima di intraprendere questo percorso.

Nelle relazioni di aiuto occorre prestare particolare attenzione alla propria storia e al proprio percorso, perché molto facilmente si incontreranno situazioni e storie che faranno scattare in noi reazioni. A volte queste emozioni sono difficili da gestire: modi di affrontare la maternità diversi dal nostro che susciteranno sentimenti e pensieri da parte nostra, nei confronti delle quali dobbiamo proteggerci. È quindi di importanza vitale costruirsi le proprie autodifese e – se del caso – farsi affiancare in questo percorso da una psicologa/psicoterapeuta.

Tutoraggio

Avevo detto 5+1! Ed ecco il +1 che ho aggiunto: che cos’è il tutoraggio?

È farsi affiancare da una collega più esperta e con più anni di lavoro alle spalle, che possa aiutare a chiarire i dubbi, soprattutto pratici, della professione e a come impostare le cose più tecniche. In pratica quello che fa il dominus per il praticante avvocato! È una pratica poco diffusa e certamente non obbligatoria, ma molto, molto efficace. Come ben sappiamo, una cosa è la teoria e una la pratica e attraverso l’accompagnamento professionale di una collega possiamo entrare nel mondo delle professioniste dal portone principale.

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Vuoi saperne di più su come funziona il tutoraggio? Te lo spiego nella mia pagina dei servizi, corri a leggere! 

3 commenti

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